IL TEATRO ANATOMICO DI MODENA RIAPRE
DOPO UN LUNGO RESTAURO
Siamo all’interno di Ago fabbriche culturali, in particolare la visita si concentra all’interno dell’ex ospedale sant’agostino nato come Grande Spedale degli Infermi tra il 1753 ed il 1758 per volere del duca francesco III d’este.. l’Ospedale Sant’Agostino è rimasto in funzione fino al 2004, anno in cui tutto il personale, le strumentazioni e le attività cliniche sono stati trasferiti nel nuovo ospedale di Baggiovara.
La struttura al suo interno ospita una delle meraviglie di ago… il teatro anatomico. Per poter scoprire questa meraviglia storica, bisogna andare avanti di 20 anni circa dalla costruzione dell’ex ospedale.
Nel 1772 infatti il duca Francesco III d’Este realizzò la riforma dell’Università con la promulgazione dei 15 titoli delle “Costituzioni per l’Università di Modena” e la nomina di un organo di Governo, il Magistrato sopra li Studi.
Per l’insegnamento della Chirurgia e dell’Anatomia nello stesso anno 1772 venne chiamato il ventenne Antonio Scarpa (1752-1832), che si era laureato all’Università di Padova dove era stato discepolo di Giovan Battista Morgagni e aveva fatto pratica chirurgica presso i principali ospedali di Bologna. Grazie alla collaborazione della ducale Opera Pia Generale dei Poveri, responsabile della gestione dell’ Ospedale Sant’Agostino costruito come detto pochi anni prima, tra il 1753 e il 1758, per volere dello stesso Francesco III,
Scarpa poté fare lezione presso lo stesso Ospedale: le dissezioni dei cadaveri venivano effettuate con difficoltà in una saletta posta al pian terreno della “fabbrica per li venerei”.
La realizzazione di un Teatro Anatomico era stata auspicata tra le altre strutture di cui avrebbe dovuto essere dotata la nuova Università statale, come si legge nel Messaggiere di Modena del 14 febbraio 1772 (n. 42) in cui venne diffusa la notizia della pubblicazione, della riforma avvenuta attraverso la pubblicazione delle Costituzioni: “avrà questa Università il comodo della Ducale Biblioteca, anche una ben fornita Libreria per tutte le Facoltà, Collezione d’instrumenti matematici per tutte le parti relative a questa scienza, un Osservatorio, Teatro per gli esperimenti di Fisica, altro per l’Anatomia, ed Operazioni di Chirurgia, un Laboratorio Chimico, l’uso dell’Orto Botanico”.
Michele Rosa, già docente di Medicina teorico-pratica a Padova, che aveva avuto a Modena l’incarico di presidente della Classe o Facoltà di Medicina, in una lettera inviata ai Magistrati sopra gli Studi il 18 dicembre 1772, si fece portavoce della necessità di avere un teatro anatomico per gli studenti di anatomia, per i quali gli spazi dell’Ospedale Sant’Agostino risultavano inadeguati.
Pochi giorni dopo, in una “Relazione della visita della fabbrica dell’Università, e progetto di riforma della medesima”, che aveva redatto per incarico di Francesco III il 30 dicembre 1772, il prof. Rosa proponeva di utilizzare, per le lezioni di Anatomia, spazi presso il Collegio San Carlo prevedendo di realizzare poi, in un’area contigua a questi, nel progetto che si andava delineando per il nuovo Palazzo dell’Università (ora sede del Rettorato), un “teatro anatomico da erigersi in figura ellittica”.
Nel primo progetto del Palazzo infatti, delineato secondo le indicazioni di Rosa, nella “Pianta del piano inferiore dell’Università vecchia e nuova secondo il disegno del Cavaliere Rosa” è ben visibile il disegno di un teatro anatomico ellittico. Questo progetto per il Palazzo non risultò però soddisfacente tant’è vero che l’incarico di realizzarlo fu affidato nel 1774 all’architetto Gian Francesco Zannini che lo portò a termine nel 1776.
Francesco III all’inizio di febbraio 1773 attraverso la sua segreteria rispondeva al Magistrato sopra gli Studi osservando come “l’angustia dell’area, ove si dee stabilir l’ideata fabbrica” del Palazzo dell’Università fosse poco adatta per un Teatro Anatomico per cui permetteva che si facesse nell’isolato dell’Ospedale Sant’Agostino lasciando però “al Magistrato, ed al cavalier Rosa di maturare questa idea, e la libertà di determinare, ove maggiormente convenga di stabilirlo” . Venne deciso di costruire il Teatro Anatomico nell’isolato dell’Ospedale, nell’area in cui si trovava la chiesa di San Nicolò che fungeva “da deposito universale non solo dei morti degli Spedali Civico e Militare ma di tutta la città”: all’inizio del nuovo anno accademico del 1773 infatti una nota del Segretario di Stato marchese Ippolito Bagnesi, Presidente dell’Opera Pia Generale dei Poveri, del 25 novembre 1773 dava alla direzione dell’Opera Pia le opportune disposizioni per effettuarvi un sopralluogo e procurarsi un preventivo.
Due giorni dopo la Congregazione dell’Opera Pia, come risulta dal verbale della seduta del 27 novembre, in accordo con Scarpa, dava la disponibilità “del sito entro il recinto di questo Civico Spedale pel teatro anatomico da erigersi, e sarà ove trovasi presentemente la fabbrica antica di San Niccolò, e terreno circondario, avendo commesso al capomastro Lorenzo Toschi di approntarne il disegno secondo le istruzioni già per esso in tal atto avute dal medico signor professore colla perizia della spesa che vi può occorrere”–
Scarpa, che aveva avuto da Ippolito Bagnesi l’incarico di occuparsi del coordinamento del progetto, gli fece spedire da un suo vecchio insegnante, Girolamo Vandelli, professore modenese di istituzioni chirurgiche nell’Università di Padova, il modello del teatro anatomico padovano, del costo di 364 lire: si trattava di un antico teatro realizzato nel 1595 da Girolamo Fabrici d’Acquapendente.
Altri due modelli furono realizzati dall’ingegnere e architetto ducale Lodovico Bolognini, del costo di 360 lire, e dal capomastro Lorenzo Toschi che aveva avuto l’incarico dalla Congregazione di Carità. Questo progetto più economico, colorato da Luigi Putini, del costo di 135 lire fu scelto dai Presidenti dell’Opera Pia che incaricarono il conte Giovanni Francesco Cantuti Castelvetri, uno di loro, di assistere ai lavori che iniziarono nel dicembre 1773.
Grazie alla sinergia attivata tra l’Università degli Studi, che sostenne l’intera spesa della costruzione (lire 70 102,16), l’Opera Pia, cui era affidata la gestione dell’Ospedale di Sant’Agostino, che realizzò le infrastrutture (costate lire 5475,6.8), e la Comunità di Modena, che fece ricostruire la cappella di San Nicolò (pagando due terzi della spesa, pari a lire 10950,13.4 mentre l’altro terzo spettò all’Opera Pia) nello spazio adiacente al Teatro immediatamente a nord (dove tuttora si trova), il Teatro Anatomico fu terminato in un anno e inaugurato ufficialmente il 23 gennaio 1775, come ricorda il Messaggiere di Modena del 25 gennaio 1775, n. 5. Il costo complessivo (cui si aggiunsero lire 23462,4.1 per i lavori di risistemazione dell’esterno ), ammontò a lire 109.991,1.1.
Come si evince dall’”Estratto di perizia di collaudo del Teatro Anatomico” di Lorenzo Toschi, pubblico perito muratore in Modena, del 16 maggio 1775, la struttura, costituita da un “imbuto di legno, o siano sedili, e comodi per li scolari nell’interno del teatro medesimo”, era simile a quella realizzata a Padova dall’Acquapendente: un anfiteatro completo ad ellissi allungata perpendicolarmente all’atrio, ma tuttavia meno alto e meno stretto di quello, con gradinate più larghe e fornite di panche. Adiacenti al teatro c’erano anche “due camere latterali allo stesso, con li due camini e tavole di marmo, altre quattro camere, atrio con ornati e busti lavorati dal plastico Pantanelli.
Nell’ingresso o atrio infatti, al di sopra delle cinque porte che si affacciano su di esso, una di accesso principale al teatro e due di accesso secondario, due di accesso alle camere laterali, erano infatti stati collocati cinque busti di illustri studiosi di medicina, realizzati dallo scultore pesarese Sebastiano Pantanelli per la somma di 135 lire ciascuno: Giacomo Berengario (1460-1530), Gabriele Falloppia (1523-1562), Bernardino Ramazzini (1633-1714, Francesco Torti (1658-1741), Antonio Vallisneri (1661-1730).
Quattro busti mantengono ancora la collocazione originaria: quello di Antonio Vallisneri, che si trovava sopra l’ingresso principale, nel 1818 venne trasferito all’inizio della scala di accesso all’ottocentesco Museo Anatomico per essere sostituito dall’iscrizione, dettata da Sante Fattori successore di Scarpa, che ricorda la realizzazione del Museo Anatomico grazie al sostegno dell’arciduca Francesco IV d’Austria Este . L’ingresso principale al Teatro Anatomico era all’interno dell’isolato dell’Ospedale Sant’Agostino: un secondo accesso era verso l’allora Piazza d’Armi (attuale Piazza Novi Sad).
Nell’apprezzato discorso inaugurale in latino del 23 gennaio 1775 Scarpa “con somma nitidezza di stile, e con mirabile ordine di materie” aveva dimostrato l’importanza dello studio dell’Anatomia mostrando “gli ingegnosi artifizi, che usar sogliono gli Anatomici nelle iniezioni, nelle dissezioni cadaveriche, e nelle microscopiche osservazioni, sorgenti proficue di utili verità” sottolineando “le infauste ottiche illusioni, nelle quali un imperito può cadere, istruendo con eguale maestria sui mezzi per evitare questi inconvenienti, e proponendo i modi più giovevoli ed opportuni per conseguire un lodevole intento”.
Dopo la Restaurazione, grazie al sostegno di Francesco IV arciduca d’Austria Este, per ampliare gli spazi destinati all’insegnamento delle discipline mediche sopra il Teatro Anatomico venne costruito un nuovo piano per ospitare i laboratori di Anatomia e il Museo Anatomico, la cui prima sala fu realizzata nel 1817.
A seguito di questi lavori tre lati dell’ottagono, che conteneva l’ellisse del teatro, sul lato settentrionale furono ridotti ad uno per consentire la costruzione di una scala di accesso al piano superiore del Museo per cui il Teatro assunse la forma di cavea che ha tuttora.
Il recente restauro del Teatro, progettato realizzato tra il 2016 e il 2017 (inaugurato il 9 febbraio 2018), si è inserito a completamento di un progetto di lavori di riparazione avviati a causa dei danni subiti dalla struttura per gli eventi sismici del 2012. Il restauro ha riguardato l’intero edificio settecentesco: in particolare la cavea lignea del Teatro, dove è stata recuperata l’antica cromia, l’atrio con i busti degli illustri studiosi e docenti di medicina e le sale attigue, a destra la sala degli esercizi, il laboratorio e la camera di studio del professore e a sinistra la sala che nel Settecento aveva ospitato il Museo Ostetrico.
In occasione dl restauro sono stati posizionati nelle due sale attigue, a est e a ovest, anche gli antichi tavoli anatomici di marmo.
Una nota di merito va infine al Museo Ostetrico, tale museo fu ufficialmente aperto l’11 dicembre 1775 in una sala a occidente del Teatro quando Scarpa inaugurò l’anno accademico con una lezione magistrale con la quale si apriva a Modena la Scuola dell’Arte Ostetricia come si legge ne Il Messaggiere di Modena del 13 Dicembre 1775 (n.50) per i medici e per le levatrici. La Scuola modenese era stata realizzata sull’esempio di altre Scuole analoghe che Scarpa ben conosceva per averle frequentate, come quella di Padova, costituita dal suo maestro Luigi Calza (1736-1783) nel 1765, o quella di Bologna realizzata a Giovani Antonio Galli (1708-1782) nel 1757. Scarpa aveva anche previsto una Scuola di Ostetricia separata per le levatrici.
Per favorire le esercitazioni di Ostetricia degli studenti di medicina e delle levatrici Giovanni Battista Manfredini (1742-1789) realizzò anche modelli in cera e in terracotta policroma con il coordinamento di Francesco Febbrari, medico bolognese che si era laureato a Modena. I modelli ostetrici furono realizzati sotto la guida del medico anatomico bolognese Carlo Mondini (1729-1803) e la collaborazione di Giovanni Battista Sandri e Alessandro Barbieri: otto statue di donne di cui sei raffigurate in avanzato stato di gravidanza e due figure femminili che mettono in luce l’anatomia sottocutanea del tronco, modelli rappresentanti lo spaccato del bacino femminile e dell’utero, contenenti il feto a termine ed esemplificazioni di parti eutocici o naturali e distocici o non naturali e modelli dell’apparato genitale femminile. I modelli ostetrici in terracotta arrivarono al Museo Ostetrico solo dopo la Restaurazione nel 1815, dopo che furono acquistati su proposta del professore di Ostetricia Antonio Boccabadati, grazie al sostegno finanziario di Francesco IV arciduca d’Asburgo Este.
Massimiliano Venturelli
E. Corradini, Percorsi di valorizzazione per i Musei Anatomici di Modena: il Museo Ostetrico, il Museo Anatomico, il Museo Etnografico Antropologico e il Museo di Medicina Tropicale, in Museologia Scientifica 2, N.S.5/1-2, 2011, pp. 97-108.
E. Corradini, Nascita e sviluppo dei Musei Anatomici di Modena tra Settecento e Novecento: il Museo Ostetrico, il Museo Anatomico, il Museo Etnografico Antropologico, il Museo di Medicina Tropicale, in Journal of History of Medicine. Medicina nei secoli. Arte e Scienza, 27/2, 2015, pp. 441-478.
Il restauro del Teatro Anatomico, Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Modena 2018
E. Corradini, Il Teatro Anatomico e il Museo Ostetrico Antonio Scarpa del Polo museale dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in IX Congresso in Sardegna di Storia della Medicina, Cagliari 12-13 aprile 2019, in corso di stampa
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